Ieri il Governo annunciava il nuovo decreto per aiutare le imprese: 750 miliardi di euro: “Pari a quasi la metà del PIL” sottolineava il Premier Conte.

“Cosa ne sarà degli altri?” Ho pensato tra me e me.

Se vi state chiedendo chi siano gli altri, sono gli artigiani, i liberi professionisti e il terzo settore. Sì, avete capito bene, ho citato anche il terzo settore: il sociale, l’associazionismo, il volontariato, chiamatelo come preferite.

Ma non chiamatelo terzo settore, quasi come fosse l’ultima delle categorie, quella che in qualche modo camperà, che viene per ultima perché la si da per scontata. Senza il terzo settore saremmo in ginocchio, è un ambito che conta 5 milioni di volontari in Italia sostenendosi, secondo dati Istat, per l’86% con entrate private come le donazioni. Private, non pubbliche.

Da ieri sapevo di un’associazione di mia conoscenza, Energia e Benessere, che rischia di chiudere dopo 15 anni. Questa mattina il video della Presidente Debora Selmi che con grande dignità e un po’ di commozione lancia un appello di aiuto e sostegno, mi ha riempita di rabbia, forse perchè trovo questa ingiustizia profondamente radicata nelle nostre culture. Nel video emerge un’associazione che ce l’ha fatta da sola fino ad ora, con l’occhio alla propria sostenibilità economica ma senza intenti speculativi. Le immagini spaziano dal terremoto in Emilia nel 2012, fino al supporto ad ogni categoria di pazienti.

Associazioni come Energia e Benessere hanno bisogno di sedi fisiche per operare, sedi che costano, e che fino ad ora si sono sostenute con le sole donazioni, che non possono arrivare se le attività sono ferme per l’emergenza Covid. Ma non si può dire lo stesso dei costi, quelli restano, impietosi.

Una grande ingiustizia che l’emergenza ha fatto riaffiorare, è quella di un volontariato tanto imprescindibile quanto dato per scontato, a tratti snobbato, ma certamente dimenticato dalle istituzioni, e da noi cittadini. E’ capitato anche a me, da volontaria, non proprio al culmine del mio benessere dopo una settimana di lavoro, di incrociare qualche commento sintomatico: “Le onlus sono il male dell’Italia”, “non mi fido delle Associazioni”. Occorre superare il retrogrado concetto per il quale l’associazionismo in qualche modo tuteli interessi privati, poiché quelli pubblici spettano ancora tutti allo Stato.

Si pensi al grande lavoro che i Centri servizi di volontariato hanno attivato nelle scorse settimane, ad esempio per il coordinamento della spesa alimentare per i cittadini impossibilitati a muoversi, o agli instancabili volontari della Protezione Civile, o della Croce Rossa, che fino a qualche settimana fa finito il turno di notte si rivestivano e andavano in ufficio, sfiniti dall’emergenza, dalla paura di ammalarsi, e dalle prove di umanità a cui questa pandemia li ha sottoposti.

Eppure quando abbiamo cercato sostegno e informazioni, Google ci ha portati proprio dalle associazioni.

E’ stato spesso “dimenticato” di coinvolgere le associazioni nelle politiche sanitarie, nel welfare, perché del resto siamo abituati, forse rassegnati, al fatto che purtroppo in Italia chi decide spesso non è chi fa, procrastinando quell’associazionismo, che spesso rende gratuita e universale l’assistenza alla persona, la prevenzione, la consapevolezza, talvolta persino la formazione del personale sanitario, benefici che da qualcuno altrimenti andrebbero pagati, con ripercussioni sul nostro sistema economico e ancora una volta su quello sanitario. Ricordo con un sorriso quando partecipando a progetti europei da volontaria i miei compagni si chiedevano esattamente cosa io fossi o facessi, e come mai in Italia abbandonassimo l’idea di creare posti di lavoro per cederli al volontariato. La risposta è che i soldi per queste attività probabilmente siamo stati abituati a sapere che non ci sono, ma oggi quel “Nessuno deve rimanere indietro” pronunciato dalle istituzioni settimane fa deve valere per tutti. Vi chiedo di prendere qualche minuto per vedere questo VIDEO, e se potrete donare questa sarà la pizza che non sarete usciti a mangiare per questa quarantena. 

Debora Selmi insieme ad Eleonora Giordano ha scritto un libro incredibilmente affascinante “Il potere curativo delle emozioni: Interpretare il linguaggio dei sintomi” che vi consiglio durante questa quarantena. Dato che per un bel po’ non andrete in libreria, ecco il LINK

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