La guerra siriana iniziata nel 2011 ha coinvolto numerose fazioni e gruppi armati portando ad un assedio durato circa 4 anni, nel corso del quale i massicci bombardamenti hanno devastato la città e portato ad un numero tragico di morti e feriti, e ad almeno un milione sfollati.

Un rapporto di Save the Children segnala oltre 4,3 milioni di bambini sfollati che subiscono tutti i giorni le conseguenze di un sistema sanitario al collasso e che hanno disperato bisogno di cibo, assistenza e supporto psicologico.

2 ospedali su 3 sono andati distrutti o non sono fruibili, come del resto il 38% delle strutture mediche di base e quasi tutte le ambulanze del territorio. La metà dei medici ha abbandonato il paese, altri sono stati uccisi o imprigionati, e tra il personale sanitario rimasto, in media, solo 1 su 300 è un medico in grado di affrontare le emergenze.

Ad Aleppo, una città che, secondo l’OMS, contava circa 2.500 medici, oggi dispone solo di una cinquantina di dottori per assistere più di 2 milioni di persone. Sono circa 575.000 i feriti nel conflitto, molti condannati alla disabilità.

Sempre secondo Save the Children, il 24% dei pazienti avrebbe meno di 14 anni. I feriti che arrivano ogni giorno negli ospedali sono spesso bambini con ferite profonde o fratture esposte che, in assenza dei mezzi e dei medicinali necessari, subiscono l’amputazione di braccia o gambe con l’intento di evitare sanguinamenti letali e salvarne la vita.

Il collasso del sistema sanitario siriano obbliga pertanto gli operatori sanitari ad eseguire pratiche mediche brutali ed estreme come le amputazioni, evitabili in altre condizioni. Stime ufficiali ONU rilevano che sarebbero quasi 200.000 i mutilati per incidenti legati alla guerra civile siriana, di cui 50.000 agli arti superiori.

Particolarmente colpita è l ’area di Aleppo, dove dati ONU confermano almeno 15.000 invalidi permanenti tra adulti e bambini. Persone che hanno perso almeno uno degli arti superiori e quindi la possibilità di lavorare, studiare e compiere le più basilari azioni necessarie al benessere e alla vita quotidiana. La maggior parte dei pazienti, già duramente colpiti dalla guerra, non può permettersi né procurarsi una protesi, vivendo di fatto in una condizione di invalidità, limitazioni e privazioni permanente. In alcuni casi la protesi potrebbe invece favorire il ritorno alla precedente vita lavorativa.

Le costanti condizioni emergenziali di guerra e di grave instabilità politica non consentono di intervenire prioritariamente nella cura di queste urgenze rendendo impossibile la vita per migliaia di bambini mutilati, costretti in condizioni di povertà, spesso orfani di uno o di entrambi i genitori, privati di un sistema assistenziale e sanitario.

L’Associazione Reggiana “AMAR-Costruire solidarietà”, come già avvenuto insieme l’Università di Damasco, ha deciso di rispondere alla chiamata dell’Università di Aleppo.

L’obiettivo di AMAR è quello di realizzare un laboratorio in grado di produrre, attraverso l’uso di stampanti 3D, centinaia di protesi ogni anno destinate ai mutilati di guerra. Il laboratorio è gestito con la collaborazione della facoltà di ingegneria meccanica dell ’Università di Aleppo, e di figure sanitarie in grado di assicurare supporto psicofisico ai beneficiari del progetto: adulti e bambini mutilati di guerra.

L ’uso della stampante 3D garantisce la massima resa nella produzione di protesi ad un costo contenuto, e produce arti con buona mobilità e un peso ridotto, facilmente sostituibili per i bambini durante la crescita. Il progetto ripropone il laboratorio già realizzato dall’Associazione AMAR presso l ’Università di DAMASCO, nel 2018.

All’interno dei laboratori realizzati da AMAR i pazienti vengono presi in carico e si attivano i corsi di formazione in cui gli studenti di ingegneria apprendono come trasformare un file 3d in una protesi stampabile.

All ’arrivo dei primi pazienti, Psicologa e Fisioterapista valutano la possibilità di applicare la protesi e la compatibilità con la stessa. Per ogni paziente viene elaborata una scheda clinica con dimensioni, scansioni 3D dell’arto amputato e dell’arto sano. Il paziente considerato idoneo alla ricezione della protesi viene inviato agli ingegneri che disegnano e costruiscono l ’arto mancante. Il paziente viene infine inviato al fisioterapista che educa il paziente all’uso della protesi.

L’ esperienza dell’ amputazione causa modificazioni sotto il profilo fisico e psicologico, influendo sul percorso riabilitativo e sul buon esito del programma terapeutico. È importante che ogni persona viva la protesizzazione come lo strumento per tornare alla normalità. Da qui la necessità di creare un intervento riabilitativo multiprofessionale.

L’ obbiettivo di AMAR non è solo quello di agire nelle zone di conflitto con aiuti immediati, ma porre le basi per una rinascita. Il progetto pone attenzione alla sostenibilità del percorso umanitario di cura, attraverso la formazione e l’ informazione degli studenti, dei docenti e del personale sanitario coinvolto. L’associazione è composta di soli volontari, e il supporto che riesce a garantire è importante ma costoso. Con questo articolo spero di riuscire ad attrarre l’attenzione dei lettori per sostenere questo ambizioso e a mio avviso, bellissimo progetto.

Ho intervistato nelle prossime righe il Dottor Bassmaji, fondatore di AMAR, che porta all’interno del progetto la conoscenza del territorio siriano, e al contempo la professionalità e le competenze mediche.

Come nasce l’idea di AMAR?

Dopo attività di volontariato con la scuola di Pace, insieme ad altri 8 volontari abbiamo costituito, nel Marzo del 2017, l’associazioine AMAR con lo scopo di sostenere le persone in stato di bisogno e per lottare contro la guerra, contro l’intolleranza e contro ogni forma di ingiustizia, e promuovere la cultura della pace e la convivenza civile tra i popoli.

Qual è la sua storia?

Quando nel 2011 si è scatenata la guerra in Siria ( il mio paese di origine) abbiamo ritenuto urgente sostenere la popolazione civile innocente. Sono partito per la Siria nel 2016 per supportare gli sfollati. Allora riuscimmo, come associazione AMAR, a raccogliere dalle strade 14 famiglie di sfollati, affittare degli appartamenti per ciascuna famiglia pagando 6 mesi di affitto e qualche arredo indispensabile, acquistammo alcuni strumenti e attrezzi di lavoro per ogni famiglia come: banchi per vendere la frutta, attrezzatura per sartoria domiciliare, attrezzature per parrucchiera ecc. Dopo 6 mesi tutte le famiglie ricontattate hanno dichiarato di non aver bisogno più del nostro sostegno perché autosufficienti. Tale progetto era chiamato “Emergenza Siria”.

In cosa consiste il progetto di AMAR?

Abbiamo realizzato diversi progetti in Italia e in Siria:

Progetto Ricomincio da Qui: Iniziato nel 2019 e realizzato insieme al CEIS e a Mondinsieme destinato a giovani rifugiati in attesa del riconoscimento di status di rifugiato per dare informazione sulla conoscenza della Costituzione italiana, sui diritti e doveri del cittadino, con l’obbiettivo di educare, amare e farsi farsi amare dagli italiani.

Progetto Art for Res: Nel marzo 2020 sono stati coinvolti 40 artisti reggiani che hanno donato 46 opere ad AMAR. Le opere sono state messe in palio per raccogliere fondi per sostenere il fondo di Mutuo soccorso organizzato dal Comune di Reggio Emilia per sostenere i cittadini in condizioni di bisogno a causa del COVID. Tutto il ricavato fu consegnato al Comune di Reggio Emilia per il fondo Mutuo Soccorso.                                                                                                                                             

Protesi. da Reggio Emilia a Damasco

Dalle fotografie qui sopra nasce l’idea del primo laboratorio 3D di protesi arti artificiali realizzato presso l’Università di Damasco facoltà di Bioingegneria. Un progetto innovativo con l’uso della stampanti 3D, che hanno la capacità di produrre 500 protesi ogni anno, ( a basso costo, leggere e di materiale ecosostenibile) finanziato da AMAR per 12 mesi coinvolgendo la comunità Reggiana e non sostenuti dalla azienda specializzata la WASProjec di Massa Lombarda e dello studioi Arche 3D di Mantova.

Che cosa ha fornito AMAR?

2 stampanti 3D di diverse grandezze, uno scanner per misurare l’arto in forma digitale, un computer ad alta potenza, un software specifico, materiale di consumo e diverse attrezzature. Abbiamo anche organizzato un corso di formazione di 10 giorni, e stanziato 6 borse di studio per 6 laureandi disponibili per la produzione, consulenza tecnico-scientifica a distanza per 12 mesi, e i pezzi di ricambio.

L’Università di Damasco si è impegnata a selezionare 6 studente dell’ultimo anno di Bioingegneria e un docente coordinatore e di produrre e distribuire le protesi gratuitamente e senza discriminazione etnica, religiosa o altro, Dopo un anno di lavoro e con grande difficoltà a causa della scarsa erogazione di energia elettrica i nostri collaboratori, ora già laureati hanno costruito una prototipo di una protesi elettronica e ci hanno chiesto un piccolo finanziamento di 10 mila euro per sostenere il loro progetto sperimentale per poter alla fine fornire ai mutilati protesi più aggiornate ed efficienti.

Ora chiediamo a tutti i nostri sostenitori e a quelli che hanno una particolare sensibilità di sostenere questo progetto con le proprie donazioni.

Come si può sostenere il progetto Amar?

Contatti :www.amar-associazione.net – Mail: associazioneamar@gmail.com – PEC amarassociazione@pec.it            F.B. AMAR costruire solidarietà- tel: 0039 3384440342-

IBAN: IT90Q0538712803000002553304 – BIC(SWIFT): BPMOIT22XXX – Donazione 5x mille   C.F.91177640355

IN CORSO

Il Progetto:  Protesi Arti per i mutilati di Aleppo. Ad Aleppo dove si trovano 15000 mutilati la maggiore parte bambini ( fonte ONU) laboratorio da collocare presso la facoltà di Meccatronica dell’Università di Aleppo che ha già approvato il nostro progetto. Questo laboratorio sarà più aggiornato e avrà tutto il beneficio ottenuto dall’esperienza del laboratorio di Damasco

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