Ho intervistato la Dottoressa Valentina Violante Pontello, Ginecologa, Fitoterapeuta, Counsellor – Consulente in sessualità tipica e atipica, e divulgatrice molto attiva, e altrettanto attenta, sui social media (se non lo fate già seguite la sua pagina Instagram e ascoltate il suo “EndoPodcast”. Troverete tantissimo materiale nuovo e utile QUI).

Le ho fatto alcune domande su come cambia il modo di informarsi con il Web 2.0, sulle novità più importanti emerse dalle nuove linee guida ESHRE e su come funziona la medicina integrativa per le pazienti con endometriosi.

L’endometriosi presenta una rilevanza sociale importante: colpisce giovani donne, ne compromette la qualità di vita, la prognosi riproduttiva, e in alcuni casi la capacità lavorativa.

Le terapie della medicina convenzionale non sempre riescono a controllare il dolore e a migliorare la fertilità, e sono gravate da effetti collaterali di varia rilevanza. Da qui nasce il bisogno per le pazienti di rivolgersi anche alla medicina alternativa.

Dottoressa Pontello, medica e divulgatrice. Sei autrice di un noto podcast su temi di genere e salute e sul tuo profilo fai un grande lavoro di divulgazione scientifica. Credi che i social network abbiano cambiato la figura del medico e il modo di intendere la salute?

Negli anni 90 arriva internet nelle nostre case e tutti possiamo accedere a molte informazioni non verificate. Questo vuol dire che se io cerco un sintomo, come la tosse o il mal di testa, il dottor Google mi dirà che forse non ho niente di grave, oppure sì. Non solo il dubbio rimane, ma vengo lasciato solo con la mia paura. A metà degli anni 2000 inizia l’ascesa dei social network e cambia il modo in cui l’utente cerca informazioni sulla propria salute.

Non ci si affida più al dottor Google, ma si iniziano a frequentare i gruppi Facebook. Nel tempo, sempre più medici si affidano ai social network per comunicare con gli utenti. Il dato positivo è che la qualità dell’informazione sanitaria è diventata migliore e più accessibile all’utente. Il dato a mio parere negativo, è il voler forzare il medico nella veste dell’influencer. Vedere colleghi che fanno balletti o sponsorizzano prodotti vuol dire gettare discredito su tutta la categoria. Tra parentesi, le sponsorizzate sono vietate ai medici dal Codice Deontologico e pertanto passibili di segnalazione.

Rivolgersi al web per informazioni sulla propria salute non è comunque un comportamento dannoso. Non poche persone scoprono così di essere affetti da una patologia, che non era stata riconosciuta dal proprio medico. Si tratta delle cosiddette malattie invisibili, come endometriosi, vulvodinia e fibromialgia, che colpiscono soprattutto il sesso femminile. Alcune donne consultano medici per anni, senza avere spiegazioni al proprio malessere, per poi imbattersi nel profilo dell’influencer che ha quella data patologia e quindi riconoscersi nel sintomo. Si arriva al paradosso che la diagnosi ci si fa da soli, mentre che il medico non sa niente di quella malattia (e chiaramente questo non dovrebbe succedere). 

Sei autrice del libro Endometriosi. Come curarsi con la medicina integrativa, ma che cosa si intende per medicina integrativa?

La medicina integrativa utilizza metodiche sia della medicina convenzionale (cioè quella “ufficiale”), ma anche della medicina tradizionale (cioè della tradizione popolare), complementare e alternativa. La medicina alternativa secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) comprende: agopuntura, fitoterapia, omeopatia, ayurveda, chiropratica e naturopatia. L’OMS considera la medicina tradizionale come un prezioso bagaglio culturale, soprattutto nelle situazioni in cui l’accesso alle cure convenzionali è inibito da barriere geografiche o culturali. È importante che questo tipo di medicina sia comunque sottoposta al metodo scientifico e che ne venga stabilita l’efficacia e la sicurezza per gli utenti. Da questo punto di vista, la medicina tradizionale che ha avuto un maggiore sviluppo e diffusione nel mondo è stata l’agopuntura, che fa parte della Medicina Tradizionale Cinese.

Per esempio, se ho l’endometriosi, ma non posso fare terapia ormonale perché cerco una gravidanza, l’agopuntura può aiutarmi ad avere una migliore fertilità, nei termini di ovulazioni regolari e maggiori probabilità di attecchimento dell’embrione. In un approccio integrato si vede l’organismo non come un insieme di “pezzi”, ma come un complesso di sistemi che dipendono tra di loro. Sarà utile quindi anche associare un’alimentazione personalizzata, praticare sport ed eventualmente abbinare degli integratori fitoterapici per ridurre il livello di sostanze infiammatorie.

Oggi la medicina complementare e alternativa rivendica a pieno titolo il suo spazio accanto alla medicina convenzionale, come supporto contro il dolore e, insieme, per promuovere la fertilità. Credi che ci sia consapevolezza di questo aspetto da parte delle pazienti e del mondo sanitario?

Purtroppo no. Dai nostri dati emerge che una donna su 4 con endometriosi si cura con i rimedi della medicina complementare, ma questo fenomeno non è conosciuto dal proprio medico. È invece importante una formazione specifica su questi temi. Le medicine complementari aumentano gli strumenti disponibili per trattare una patologia complessa come l’endometriosi.

Che benefici può trarre la paziente nell’avvicinarsi alla medicina complementare?

Benefici di salute e di benessere psicologico. Nella medicina complementare c’è un approccio olistico, cioè alla persona nel suo complesso. Lo svantaggio è il costo, raramente la medicina complementare è inclusa nel Sistema Sanitario Regionale (lo è per esempio in Toscana). 

L’Italia detiene un triste primato nel ritardo diagnostico. Quali sono, a tuo avviso, le possibili cause?

Gli ultimi dati ci parlano di un ritardo diagnostico medio di 11 anni in Italia (contro gli 8 anni di altri paesi occidentali). Secondo me prima di tutto è un problema culturale, che non riguarda solo la preparazione scientifica del medico, ma l’approccio emotivo ed empatico alla persona. Se come medico e persona ritengo che il dolore mestruale sia normale e che se la donna ha dolore al rapporto sessuale non ci si può fare niente, è chiaro che non farò mai diagnosi di endometriosi, a meno che non ci siano dei reperti ecografici evidenti, come per esempio una cisti ovarica.

Parliamo delle ultime guida ESHRE sull’endometriosi, il vento sta cambiando? ci sono novità rilevanti a tuo avviso?

Le linee guida ESHRE danno importanti indicazioni, comesmettere di consigliare la gravidanza come se fosse una cura (perché non lo è) oppure di non fare esami ematici inutili come il CA125. Un altro dato saliente è che si afferma che la terapia ormonale è sintomatica (cioè serve per curare i sintomi), per cui in teoria i casi asintomatici non andrebbero trattati (ma vanno valutati bene rischi e benefici per la singola persona). È chiaro che se queste linee guida rimangono nel cassetto dei pochi addetti ai lavori, ma non sono studiate da tutti, di avanzamenti ce ne saranno pochi. 

Link e fonti:

https://www.who.int/health-topics/traditional-complementary-and-integrative-medicine

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36287190/

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